Eccoci al secondo appuntamento di oggi, pagemasters. Come sesto paese ho scelto la Romania, perché la cultura rumena non è molto conosciuta, e perché ha degli aspetti interessanti, anche se per alcune cose somiglia del tutto ad altri paesi di cui abbiamo già parlato.
Le feste hanno inizio la sera del 5 dicembre, quando i bambini mettono le loro scarpe, rigorosamente pulite, accanto alla porta, per farsele riempire da Moș Nicolae (San Nicola).
Il Santo lascia dolci se i bambini si sono comportati bene, e un bastone se invece non sono stati buoni. Questo minacciosissimo Moș Nicolae fa a meno della sua controfigura nera, per intenderci del Père Fouettard di turno. Lui non ha bisogno di chi gli para le spalle: o fai il bravo o sono botte. La figura del Santo viene considerata tra il sacro e il profano: alcuni credono che sia il fratello di Babbo Natale, che invece arriva il 24 dicembre, ma San Nicola sembra una credenza molto più diffusa.
Il Santo lascia dolci se i bambini si sono comportati bene, e un bastone se invece non sono stati buoni. Questo minacciosissimo Moș Nicolae fa a meno della sua controfigura nera, per intenderci del Père Fouettard di turno. Lui non ha bisogno di chi gli para le spalle: o fai il bravo o sono botte. La figura del Santo viene considerata tra il sacro e il profano: alcuni credono che sia il fratello di Babbo Natale, che invece arriva il 24 dicembre, ma San Nicola sembra una credenza molto più diffusa.
A questo proposito, ho trovato una leggenda sul Natale rumeno che voglio riportarvi perché mi ha colpita, ma ho trovato una sola fonte e, purtroppo, non ho modo di verificare se sia attendibile o meno. Prendetela con le pinze, insomma.
Si pensa che il 24 dicembre Giuseppe e Maria, cercando un luogo dove far nascere Gesù, siano incappati nella casa dei signori Natale, che però rifiutarono loro ospitalità. I due, stanchi, decisero comunque di nascondersi nella stalla della casa. La signora Natale, sentendo rumori provenire da lì, andò a controllare e vide che Maria aveva partorito. Colta da pietà e bontà, assunse il ruolo di madrina di Gesù. Quando tornò a casa il marito si arrabbiò con lei e, in preda a un raptus, le tagliò le mani. Rendendosi, però, conto di cosa aveva fatto, l'uomo scappò di casa. La donna, invece, preparò comunque come poteva l'acqua calda per il bambino, e quando la portò nella stalla, e Maria vide cos'era successo, le disse di mettere le mani nell'acqua calda e di guardarle. La signora Natale si rese allora conto che le erano ricresciute, ed è per questo che si pensa che le mani delle madrine siano sante. Il marito, invece, per espiare il male che aveva fatto, diventò buono e immortale, col compito di distribuire i doni ai bambini del mondo la notte del 24 dicembre.
L'albero di Natale viene addobbato il giorno della Vigilia, e il capofamiglia mette la stella in cima.
Ma in Romania non è Natale senza le colinde, ovvero i canti di Natale. Tali canti sono per lo più di carattere religioso e narrano la nascita di Gesù; i bambini girano di casa in casa cantando le colinde, a volte adattandole alle famiglie che hanno aperto loro la porta. Per le famiglie è un onore ricevere i colindatori, e li ricompensano con frutta, dolci o a volte soldi.
La sera della Vigilia c'è il cenone, protagonista del quale è il maiale. In molte zone della Romania la tradizione vuole che, qualche giorno prima, l'animale venga sgozzato davanti a tutta la famiglia, in un clima di festa. Sulla tavola del cenone non possono mancare, quindi, [scusate se non metto gli articoli, ma non conosco i generi di queste parole] sarmale (involtini di verza ripieni di carne macinata e riso), piftie (gelatina all'aglio contenente piedi, orecchie e testa del maiale), șoric (pelle di maiale lavata e salata), tobă (una grossa salsiccia contenente le interiora del maiale) e gratar de porc, ovvero l'arrosto di maiale, per finire col cozonac, una specie di panettone.
Dopo il cenone si va a messa e, prima di andare a dormire, chi aspetta Babbo Natale (Moș Crăciun) gli lascia qualcosa da mangiare, aspettando di trovare i regali il mattino dopo. Qui Moș Crăciun non si cala dal camino, ma entra dal balcone. Già.
In occasione dell'anno nuovo, i giovani fanno il plugușorul, il gioco dell'aratro, ovvero passano ancora casa per casa con un aratro ad augurare ricchezza e raccolti abbondanti per l'anno a venire, richiamando così anche quello che è l'antico mestiere dei rumeni: l'agricoltura.
In Romania, il 6 gennaio si festeggia il battesimo di Gesù, mentre le feste terminano il 7 gennaio, il giorno di San Giovanni.
Il Natale, per i rumeni, è una festa particolarmente sentita e importante, soprattutto perché molti dei rumeni sparsi per il mondo tornano dalle famiglie, quindi è una festa doppiamente bella.
La ricetta rumena vincitrice è il cozonac. Più ci si allontana dai paesi "standard", più diventa complicato trovare le ricette. Questa è l'unica ricetta che ho trovato del cozonac coi canditi, tutte le altre non li avevano, ma a me pare di aver capito che nel cozonac natalizio i canditi ci siano.
Ingredienti:
Per la pasta:
- 1 kg. di farina;
- 4 uova;
- 1 cucchiaino di sale;
- 200 gr. di zucchero;
- 40 gr. di lievito;
- 200 ml. di olio di semi oppure 200 gr. di burro;
- circa 250 ml. di latte;
- 1 fialetta di aroma rhum
Per il ripieno:
- 250 gr. di noci macinate;
- 20 gr. di cacao;
- 150 gr. di zucchero;
- 100 gr. di uvetta;
- 100 ml. di alchermes o altro liquore per dolci;
- 100 ml. di latte
- 200 gr. di canditi
Preparazione:
Si mette la farina in un recipiente largo e al centro si mette il
lievito sciolto in una tazzina con un cucchiaino di zucchero, le uova
sbattute con il sale e lo zucchero e infine l’aroma.
Si comincia a lavorare la pasta e si aggiunge un po’ alla volta il latte tiepido fino a quando avrà preso tutta la farina. La pasta così ottenuta si lavora cominciando ad aggiungere il burro sciolto un po’ alla volta, fino ad ottenere una pasta elastica che avrà assorbito tutto il burro.
Si mette al caldo e coperto a lievitare per 1 ora, 1 ora e mezzo.
Il ripieno si fa mescolando le noci con una crema ottenuta dallo zucchero, il cacao, il liquore dove è stata messa in amollo l’uvetta per una notte e il latte.
Si aggiungono l’uvetta e i canditi. Il ripieno non deve essere liquido, il latte e il liquore servono solamente ad ammorbidire ed amalgamare la noce.
Da un chilo di farina si dovrebbe ottenere 1,8 kg. di pasta. Si dovrebbero ottenere 2 panettoni negli stampi da plumcake da 30 cm più uno più piccolino.
Si prende dunque un pezzo di pasta di 350 gr. e si stende un rettangolo. Su uno dei lati lunghi si stende una striscia di circa 4 cm di ripieno e poi si cominia ad arrotolare partendo dal lato con il ripieno e si chiudono bene le estremità. Poi i 2 rotoli si girano uno sull’altro (per avere la forma della corda, se si vuole si possono fare 3 cilindri e poi intrecciarli, ma c’è il rischio che poi lievitando la parte sopra si apra troppo) e si mettono nello stampo imburrato. Si lascia ancora lievitare in un posto caldo per un’ora, poi si mette nel forno caldo (cottura tradizionale) a 175° per 50 minuti. Si fa la prova dello stuzzicadenti e si lascia raffredare nello stampo per 10 minuti, poi si mette su un tagliere di legno o su un panno per raffredarsi completamente.
Si taglia a fette quando è freddo.
Si comincia a lavorare la pasta e si aggiunge un po’ alla volta il latte tiepido fino a quando avrà preso tutta la farina. La pasta così ottenuta si lavora cominciando ad aggiungere il burro sciolto un po’ alla volta, fino ad ottenere una pasta elastica che avrà assorbito tutto il burro.
Si mette al caldo e coperto a lievitare per 1 ora, 1 ora e mezzo.
Il ripieno si fa mescolando le noci con una crema ottenuta dallo zucchero, il cacao, il liquore dove è stata messa in amollo l’uvetta per una notte e il latte.
Si aggiungono l’uvetta e i canditi. Il ripieno non deve essere liquido, il latte e il liquore servono solamente ad ammorbidire ed amalgamare la noce.
Da un chilo di farina si dovrebbe ottenere 1,8 kg. di pasta. Si dovrebbero ottenere 2 panettoni negli stampi da plumcake da 30 cm più uno più piccolino.
Si prende dunque un pezzo di pasta di 350 gr. e si stende un rettangolo. Su uno dei lati lunghi si stende una striscia di circa 4 cm di ripieno e poi si cominia ad arrotolare partendo dal lato con il ripieno e si chiudono bene le estremità. Poi i 2 rotoli si girano uno sull’altro (per avere la forma della corda, se si vuole si possono fare 3 cilindri e poi intrecciarli, ma c’è il rischio che poi lievitando la parte sopra si apra troppo) e si mettono nello stampo imburrato. Si lascia ancora lievitare in un posto caldo per un’ora, poi si mette nel forno caldo (cottura tradizionale) a 175° per 50 minuti. Si fa la prova dello stuzzicadenti e si lascia raffredare nello stampo per 10 minuti, poi si mette su un tagliere di legno o su un panno per raffredarsi completamente.
Si taglia a fette quando è freddo.
Bene, pagemasters, ho fatto il possibile per trovare il maggior numero di notizie possibili, e possibilmente corrette. Spero di aver fatto un lavoro buono e soprattutto interessante. A domani!
Fonte della ricetta: Cozonac.
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