mercoledì 11 dicembre 2013

Traduttori cunfundus

Il traduttore cunfundus, solitamente, è un povero cristo che cerca di destreggiarsi tra le infinite insidie della traduzione di un testo (piccoli miscredenti, la traduzione è PIENA di insidie!) Io concordo e comprendo, ma nonostante tutto a volte mi capita di leggere/sentire traduzioni talmente stridenti che non è difficile ricondurre alla lingua di partenza e quindi capire subito l'errore.
Tali Orrori, che generalmente passano all'orecchio e all'occhio dello spettatore/lettore in modo quasi naturale, fanno parte di due nuove lingue inaugurate dai traduttori che, presi dalla frenesia del momento, non si accorgono di aver usato calchi troppo palesi e artificiosi in italiano: traduttese e tradiano.
Fermo restando che fino a dieci minuti fa non conoscevo l'esistenza del tradiano, ma ho notato che questo si avvicina di più al concetto che voglio esprimere, consiglio questo articolo che li riassume e distingue splendidamente.
Ad ogni modo, chiusa la breve digressione sulle neolingue, ciò che voglio portare ai vostri occhi sono alcuni esempi di OMMIODDIO che ho letto e sentito ultimamente.

Partiamo dal mio Harry Potter. Se prendete il Prigioniero di Azkaban e andate a p. 194 (p. 169 dell'edizione inglese) troviamo un esaltatissimo professor Silente che invita i ragazzi a sedersi al tavolo per il pranzo di Natale ed esclama, palesemente estasiato, «I cracker!» (in inglese: «Crackers!»). Ma vi riporto brevemente il pezzo.

«I cracker!» disse Silente entusiasta, offrendo l'estermità di un involto d'argento a Piton, che lo prese con riluttanza e tirò. Con uno schiocco simile a un colpo di fucile, il cracker si spezzò rivelando un grosso cappello da strega, a punta, sormontato da un avvoltoio impagliato.

Il primo pensiero: perché si emoziona tanto per un biscotto salato? E per anni ho pensato che fossero cracker magici che esplodendo spezzando le due estremità (mi ero approcciata al motivo per cui dovessero esplodere con un "passiamo oltre") facevano apparire oggetti vari. Rileggendolo ultimamente, sempre per colpa della mia deformazione professionale odiosissima, ho capito che in realtà il cracker di cui parlava Silente era un petardo, ovvero una cosa del genere.


Direi che ogni successivo commento alla faccenda è inutile.

Passiamo quindi ai film, in cui troviamo cose ancora più splendide.

Matrix. Sorvolerò sulla mia opinione personale del film, e vi porto subito al dunque. Sono passati una ventina di minuti dall'inizio del film, Neo viene invitato da Morpheus ad incontrarlo. Quindi poco dopo viene caricato in macchina come una prostutita in tangenziale, con Trinity che gli apre la portiera della macchina e gli intima «Sali.» Da qui capiamo immediatamente chi della coppia porta i pantaloni. Appena Neo sale, il comitato di benvenuto gli punta una pistola in faccia. Dialogo:

[Switch, la biondona, gli punta la pistola.] Neo: «Macchessignifica?»
Trinity: «È necessario. Dobbiamo proteggerci.»
Neo: «Da cosa?»
Trinity: «Da te.» [Tuono ad effetto.]
Switch: «Via la camicia.» [Io ve l'avevo detto che faceva la parte della prostituta.]
Neo: «Cosa?»
Switch: «[Rivolta all'autista.] Fermati. [La macchina si ferma.] Adesso stammi bene a sentire. Non c'è tempo per giochini e indovinelli. In questo momento c'è una sola regola. O la nostra via... o vai fuori dai piedi.»

E qui mi fermo. Sento "la nostra via". Uhm. Via, way... sarà mica stato tradotto coi piedi? L'inglese dice «Our way... or the highway.» Il gioco di parole è carino, ma in italiano non c'è neanche stato un tentativo di riportarlo. Qualcosa come "la nostra via, o l'Aurelia" (o "la tangenziale", siccome Neo stava palesemente battendo) poteva essere un tentativo, ma siccome la seconda parte è "o vai fuori dai piedi", non vedo nessun motivo concreto per cui usare "o la nostra via" invece del più corretto e adeguato "o fai a modo nostro".
Per i più curiosi, questo errore si ripete anche in un altro punto di Matrix che però non ricordo. A quanto pare, al traduttore piacevano le vie.

Il mistero dei Templari. Nicola Gabbia, altrimenti detto Nicolas Cage, finalmente è riuscito ad avvicinarsi a questo benedetto tesoro che cerca da tutta la vita. È col suo gruppo di amici nel sotterraneo che dovrebbe condurre al tesoro, quando si trovano davanti un lampadario di legno che funziona col fuoco. Palesemente, seppur non del tutto convenzionale, è un lampadario. Vediamo cosa dice Nicola.

[Si avvicinano alla preda con passo felpato sul legno scricchiolante.] Interlocutore sconosciuto: «Che cos'è?»
Nicola: «È un candelabro.»


FERMI TUTTI. Un candelabro??? Tutto può sembrare fuoriché un candelabro. In inglese Nicola sostiene invece che sia un chandelier. Ebbene sì ragazzi, chandelier significa sia candelabro che lampadario. Ma io dico, ti sta aiutando anche l'immagine, lo vedi che non è un candelabro... ma che candelabri hai visto nella tua vita???
I sottotitoli cercano di salvarsi, infatti mentre con l'audio sentiamo «È un candelabro» i sottotoli dicono «È un lampadario.»

Ultimo ma non ultimo, una parola che certamente tutti abbiamo sentito e davanti alla quale abbiamo un po' storto il naso, ma non troppo perché in fondo "lo dicono lì, si dirà così." Vi lasciate ingannare troppo facilmente! Ebbene pagemasters, è lei... la storiella
Treccani ci informa che storiella è l'antonomastico sinonimo di barzelletta. Ciò non toglie che, nell'italiano contemporaneo comune, si parla di barzelletta, e storiella stride non poco.
Tuttavia, sembra che sia un termine particolarmente amato dai traduttori, che lo infilano ovunque. Qui porto due esempi, uno tratto da un libro e uno da un film.

La prima pietra dello scandalo è, ancora una volta, Harry Potter. A p. 194 della Pietra Filosofale, troviamo Silente divertito da una storiella che il professor Vitius gli ha letto - in questo libro almeno scoppiano i petardi e non i biscotti. 

La seconda è Mary Poppins. Mary, Bert e i bambini vanno a trovare lo zio Albert che, come ricorderete, si è appena fumato una canna e non riesce a smettere di ridere - addirittura vola. Quando finalmente gli effetti sembrano essere svaniti, Bert per tirarlo su gli dice: «Zio Albert, so una storiella che ho tenuto in serbo per un'occasione come questa.» E niente, gli effetti della cannabis ritornano.

In entrambi i casi la parola tradotta è joke che, come ci riporta anche il Sansoni, si traduce tranquillamente con barzelletta. Quindi che motivo c'è di complicarsi la vita con un termine terrificante come storiella?

Bene, dopo aver scoperto dell'amore proibito dei traduttori per vie e storielle, termino il mio infinito post lasciandovi un video dello zio Albert sballato, che fa simpatia. Potrebbe quasi fare coppia con la nostra Frau.
A presto miei piccoli pagemasters!


P.S. Per i più appassionati lettori, consiglio questo articolo che mi ha divertito molto, e che forse renderà più chiaro il concetto di tradiano.

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