martedì 28 gennaio 2014

Italiano, questo sconosciuto

Dante moderno *
Ultimamente mi è capitato spesso di discutere coi miei amici della lingua italiana e in particolare di grammatica (sì, noi ci divertiamo così, che volete farci). Mi è sembrato un buono spunto per un post, quindi eccomi qui :D
Ho già ribadito più volte che, a mio parere, l'italiano è una bella lingua, sicuramente dalla grammatica complicata, su questo non ci sono dubbi, ma purtroppo sottovalutata. Partendo dagli albori, evitando il discorso che vede tutta l'evoluzione dai grugniti degli uomini primitivi a noi, cercherò di essere concisa. L'italiano letterario esiste da qualche centinaio d'anni, è quello che abbiamo studiato tutti in letteratura italiana e prende a modello il fiorentino trecentesco (Dante, Boccaccio e Petrarca). Tuttavia, nel territorio italiano non si è sempre parlata la lingua italiana. Dico nel territorio italiano perché l'Italia come Stato unico nasce nel 1861. Al momento dell'unità d'Italia, però, quasi nessuno parlava italiano mentre tutti parlavano dialetti diversi. Nonostante, quindi, l'italiano sia la lingua ufficiale dell'Italia da almeno centocinquant'anni, ancora dopo la Seconda Guerra Mondiale c'era una grande percentuale di analfabeti, quindi persone che non erano andate a scuola, non avevano imparato l'italiano e parlavano solo la loro lingua, che oggi si chiama dialetto.

- Piccola digressione. Ho sentito spesso persone, particolarmente fiere delle proprie origini e della proria regione, dire che il loro non era un dialetto, ma una lingua. Mi dispiace deludervi, ma tutti i dialetti una volta erano lingue, anzi, sono lingue. Oggi sono state declassate a dialetti per il semplice motivo che la lingua ufficiale del paese di cui fa parte la loro regione è un'altra. Non è cambiato niente alla lingua in sé, semplicemente il nome con cui chiamarla e l'uso che se ne fa oggi. -

Quindi, riprendiamo, il problema di diffondere l'italiano anche tra i non letterati è nato non più di centocinquant'anni fa. Probabilmente molti dei nostri nonni parlano dialetto, i nostri genitori già un po' meno e noi ancora meno di loro. Però la nostra generazione è quella che dovrebbe essere immersa nell'italiano più di tutte quelle precedenti, complici la scuola, la televisione, internet, social network e via dicendo. Invece leggo sempre più spesso castronerie paurose. Roba da straziarti il cuore.

Quando ero ccciovane, diciamo una decina d'anni fa, andava di moda il discorso che la lingua italiana si stava perdendo (ma quando mai si era trovata?) perché "la nuova generazione" non sapeva più scrivere, usava le k, le x, i +, le abbreviazioni e blablabla. Io faccio il mea culpa e ammetto di aver attraversato quella fase, ma ora sono guarita e ne sono uscita più forte di prima.
Oggi, mi comunicano, non è più di moda usare le abbreviazioni (e grazie al ca**o, oggi avete gli smartphone con la tastiera qwerty, il correttore automatico e programmi di messaggistica gratuiti... provate voi a far stare in 160 caratteri i discorsi di una vita, nel minor numero di messaggi possibile perché la mamma e il papà ti facevano fare delle gran corse se gli chiedevi la ricarica troppo spesso). Se è vero che non vanno più di moda le abbreviazioni, va di moda l'italiano povero, poverissimo. Se aprite una pagina web dove scrive chiunque, quindi forum, Facebook, Yahoo Answer e via dicendo, trovate cose da far altro che accapponare la pelle. Il suicidio dell'epidermide.

Vi riporterò alcuni esempi di italiano povero che avrete certamente trovato anche voi. Siate pronti col secchio accanto, può causare conati di vomito.

Il più gettonato è c'è. Lo mettono dappertutto, anche dove non serve, è una piaga dilagante. Probabilmente alle elementari venivano ripresi perché scrivevano ce invece di c'è, quindi ora per togliersi ogni dubbio lo scrivono sempre così, con conseguenti aberrazioni come c'è lo. NOOOOOOOOOOOOOOOOOO. COSA DOVREBBE ESSERE??? Vorrei urlarglielo nelle orecchie, piangendo. Perché nessuno conosce la particella di rinforzo? Ce a volte è semplicemente ce. Diciamo che ci sono scuole di pensiero che sostengono che l'uso non sia corretto, ma quando decidi di usarlo e scriverlo, peramordiddio assicurati di scriverlo giusto!
Vi sarete accorti che c'è lo contiene anche altri errori. C'è lo sarebbe ce l'ho (ce lo ho). Un altro errore comune che trovo è la confusione TOTALE fra lo e l'ho. Ma cosa vi turba, porca miseria? La sentite la differenza tra l'ho mangiato e me lo mangio? Lo, che comunque è la versione intera di l', è il pronome che sostituisce il complemento oggetto (Me lo mangio. Che cosa? Il polpettone). Se ci aggiungete una ho diventa pronome + verbo. E non è la stessa cosa, no, non lo è, mi dispiace, toglietevelo dalla testa, fermatevi a pensare dieci secondi prima di scrivere ca*ate.
Prendiamo un altro esempio di italiano povero, e questo, vi avverto, se siete deboli di cuore fate meglio a saltarlo. Hai e ai. Cosa non vi quadra nell'uso della h? Cosa non capite? Hai è voce del verbo avere, modo indicativo, tempo presente, seconda persona singolare. Ai è una preposizione articolata a + i. Sono due cose completamente diverse, ve lo giuro. 

Un discorso a parte va fatto col congiuntivo. Esistono tre categorie di persone relazionate al congiuntivo. 
1) Le persone che non sanno usare il congiuntivo. Eh, queste esistono e purtroppo ce le dobbiamo tenere. Dovrebbero solo studiarlo e saperlo applicare, ma forse chiedo troppo. Qui rientra sia chi non lo usa e sia chi lo usa a sproposito.
2) Le persone che prendono in giro chi non sa usare il congiuntivo e si sentono dei gran fighi perché loro lo sanno usare, e riconoscono quando qualcuno non lo usa correttamente. Però poi scrivono Io il congiuntivo l'ho uso.
3) Le persone che parlano correttamente italiano.

Tutto questo, sempre a mio parere, succede perché non si legge abbastanza. Ma ALT. Passiamo a un livello superiore. Passiamo agli errori che troviamo generalmente da parte di persone che dovrebbero saper scrivere.

L'errore più gettonato nell'italiano scritto è la virgola tra soggetto e predicato. Per capirci: Io, vado. No. La differenza tra Io vado e Il quadro che ha dipinto la mamma quando aveva diciassette anni è stato venduto è nulla. Vi mostro perché:

io = soggetto
vado = predicato verbale

il quadro che ha dipinto la mamma quando aveva diciassette anni = soggetto
è stato venduto = predicato verbale

Siamo d'accordo che il soggetto della seconda frase è lunghissimo, ma tra diciassette anni ed è stato non ci va la virgola. A meno che non decidiate di marcare l'inciso, in questo caso diventerebbe Il quadro, che ha dipinto la mamma quando aveva diciassette anni, è stato venduto.

Altro errore comune: la maggior parte dicono. No. La maggior parte dice. In italiano, anche se un nome è collettivo è comunque singolare.

Ora passiamo al livello supremo, ma questo, più che altro, riguarda regole di italiano un po' dubbie, che mi sono capitate tra capo e collo mentre traducevo e ho chiarito scavando tra sito e forum dell'Accademia della Crusca. Ve le riporto, tanto per fare informazione.

A lavoro o al lavoro? 
Vinceeeee al lavoro! Nonostante la doppia l sia inutile nella pronuncia, si scrive così. Si dice vado a lavorare ma non a lavoro.

A riguardo o al riguardo?
Indovinate... al riguardo! Anche se la pronuncia è davvero ostica, llrlrlrlrllr, la dura legge della vita ci dice che la forma giusta è al riguardo.

Sopravvivere.
Questo in realtà non l'ho cercato nell'Accademia della Crusca. Mi sono limitata a cercare la coniugazione del verbo e ho scoperto che non si dice io sopravviverò, tu sopravviverai, egli sopravviverà ecc. Si coniuga come vivere, quindi è io sopravvivrò, tu sopravvivrai, egli sopravvivrà. Se ci fate caso, sia nei film che nei libri è quasi sempre coniugato in modo sbagliato.

Va bene pagemasters, per oggi basta. Spero di esservi stata utile e non avervi annoiato oltremodo. Alla prossima!


P.S. Riconosco che non tutti potranno capire cosa dicono nel video, perché è dialetto genovese, ma sarebbe inutile tradurlo perché in italiano perde tutto il fascino... comunque Ridge sta lasciando Brooke, tanto per cambiare. Mi dispiace se la comprensione sarà un po' esclusiva, ma è tanto per farvi vedere che è una lingua vera e propria, che niente toglie né aggiunge ad altre lingue :)

P.P.S. Tu, lettore che non mi conosci capitato qui per caso dopo chissà quale tipo di ricerca astrusa, se vuoi seguire il mio blog (a parte registrarti come lettore fisso) puoi seguirmi sia tramite la pagina di Facebook La biblioteca di Pagemaster, sia su Twitter @AiriPagemaster. Grazie! :D

*Fonte dell'immagine: Dante's In Friendzone

EDIT. In seguito ad alcune segnalazioni che mi sono state fatte sui contenuti del post, trovo doveroso fare alcune correzioni.
  • Ho affermato, particolarmente convinta, che non è vero che alcuni dialetti del territorio italiano sono considerati lingue, in quanto "tutti i dialetti una volta erano lingue, anzi, sono lingue. Oggi sono state declassate a dialetti per il semplice motivo che la lingua ufficiale del paese di cui fa parte la loro regione è un'altra." Mi hanno detto che non è così, quindi mi sono documentata meglio. Qui trovate la Legge 482 del 15 dicembre 1999, che riporta all'Art. 2 "In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo." Questo significa che alcuni idiomi che io pensavo fossero dialetti sono, in realtà, riconosciuti ufficialmente come lingue. Tuttavia, per quanto riguarda il sardo, nel 2012 è stato presentato un appello e la Cassazione ha stabilito che il sardo non è una lingua ma un dialetto, quindi sembra che si siano tirati indietro.
    Inoltre, declassare era usato in modo ironico, in quanto sia lingue che dialetti sono idiomi di uguale importanza e complessità, la differenza sta nella zona geografica in cui vengono parlati, che a seconda che sia più ridotta o estesa li classifica diversamente in dialetti o lingue.
  • Ce non è una particella di rinforzo, ma un clitico, utilizzato per anticipare l'oggetto di una frase nelle dislocazioni (es. ce l'hai l'ombrello?)
Grazie ad Adriana per entrambe le correzioni :)

2 commenti:

  1. Sì ma se mi metti la virgola tra soggetto e predicato due frasi dopo aver ricordato che farlo è un errore... ;)
    "La differenza tra Io vado e Il quadro che ha dipinto la mamma quando aveva diciassette anni è stato venduto, è nulla."

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  2. Oddio xD non me ne sono accorta!! Chiedo scusa e correggo :)

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